Marina Rota (Italy): Una lettera per Dylan

                                                                                                                        Laugharne, ottobre 1953

Caro Dylan,

 

ieri al pub ho visto Caitlin. La mia eccentrica, affascinante, vulcanica amica irlandese. Tua moglie. E’ arrivata scuotendo i suoi aerei ricci biondi, infuriata. Non mi è sembrata in ottima forma. Con un lampo cattivo nei suoi occhi chiari, quello sguardo lucido in cui tu trovi uno spiraglio di paradiso, mi ha buttato sprezzante sul tavolino una fotografia di te con un’altra donna; e mi sono chiesta          ancora una volta quale attrazione potesse provare Caitlin o qualunque altra donna per quell’uomo immortalato a un tavolo, biondo e roseo, riccioluto, grassoccio, precocemente invecchiato, che tutto pareva, fuorchè un sublime poeta. Onestamente, non fui in grado di capire il daimon erotico che potevi scatenare fino a quella sera in cui, ubriaco fradicio- tanto per cambiare-, mi facesti delle avances, che io rifiutai. Certamente non sarebbe stata una notte con te a decretare la fine di un matrimonio in fondo sorretto da liti, bevute e tradimenti, né avrebbe giocato in modo così decisivo il fatto che io fossi amica di Caitlin.

Poi però incominciasti a recitare i tuoi versi, Do not go gentle into that good night ...e avvenne un miracolo. Una luce squarciò la penombra caravaggesca di quel pub. L'uomo grassoccio e insignificante divenne un aedo dal canto altissimo. Cantavi recitando, ti soffermavi su pause imprevedibili; sulle tue labbra le parole assumevano un suono antico e nuovo, ritornando al loro significato originario, all'alba del mondo. Una forza magnetica, assolutamente incontenibile, mi spinse verso di te. Diventasti bardo, nume visionario, ti trasformasti in suono; un suono puro e assoluto che raggiungeva i segreti dell’anima. I tuoi versi parevano svelare i misteri dell'universo.

Fu in quel momento che capii quale fosse la forza, quale fosse l’eros, e capii perché Caitlin, nonostante l’abbrutimento delle bevute, riconoscesse in te Shakespeare, Rimbaud, Dante e William Blake, tutti insieme.

Dopo le tue ardite avances andate a vuoto crollasti a terra, ubriaco fradicio; una delle tante sere in cui non avresti potuto portare a letto né me, né un’altra donna. 

Caitlin, tracannando una birra, mi guardò tempestosa, parlandomi di voi due, irata con se stessa per tutta la carica d'odio e di passione che prova per te. Sì, il vostro è un legame d'inferno, illuminato da frammenti di paradiso. Fu così fin dal primo vostro incontro, quando Caitlin, entrata nel pub londinese Wheatsheaf, dove ti eri immerso nei fiumi della birra e di un'infinita discussione su W.B. Yeats, fu colpita da quello sconosciuto incantatore ventiduenne e tutti gli altri intorno a voi, anche il suo accompagnatore, svanirono per magia.

La ragazzona lattemiele sobbalzò, quando all'improvviso le mettesti la testa in grembo. E poi vi chiudeste per una settimana all'Eiffel Tower Hotel, per uscirne solo all'apertura dei pub e sbronzarvi allegramente insieme.

A volte mi fa paura, Caitlin. Se sapesse che hai posato i tuoi occhi su di me per qualche minuto, potrebbe massacrarmi di pugni. E' rissosa. Sì, lei è brutale, violenta e cialtrona come te. Era decisa a diventare ballerina, quando frequentava la scuola danza a Parigi, ma mi riesce difficile immaginarla danzatrice. Non è certo diafana, Caitlin, è energia vulcanica, spesso scomposta; avrebbe forse inventato un nuovo tipo di danza energica e sfrontata come lei, che certo non si sarebbe lasciata intimidire dagli sguardi languidi degli ammiratori.

Veramente non sono mai riuscita ad immaginarla nemmeno come moglie, Caitlin. Non tua moglie, ma nel ruolo stesso di moglie. Mi aveva mostrato la vostra casa dei sogni, la Boat-house; la romantica casa sulla scogliera, senza acqua, né allacciamento elettrico, in cui non si ricavò mai lo studio per lei; uno studio dove avrebbe potuto scrivere, dipingere. Sognare.

Il suo genio riportato a viva forza sulla terra, dalla realtà di tre figli, di un marito infedele, bugiardo, perennemente ubriaco, dilapidatore di quattrini, padre assente.

Il ribelle non sei tu; la vera ribelle è lei, lei che a differenza di te se ne frega dei vicini; lei, che ti difende dalle dicerie che tanto ti toccano. In questo, Dylan, sei un borghesuccio: è lei la bohémienne. Caitlin morde il freno: lei, nata ninfa, costretta ad un ruolo di vestale che stride con tutta la sua natura, mentre tu, poeta geniale e beone ti ubriachi con la prima arrivata, stordendola con l'armonia dei tuoi versi sublimi.

Caitlin è Nausicaa costretta a invecchiare da casalinga.

 

Prima di lasciarci, Caitlin mi ha mostrato un telegramma. Le tremavano fortemente le mani grassocce, rovinate dalla fatica, non so se per la fenomenale bevuta o per la rabbia; e ho capito che era quel foglio ripiegato e tormentato, il motivo del nostro incontro. Un telegramma da lei trovato ieri mattina, in un mare di bollette che realisticamente non verranno mai pagate. Un telegramma che ti invita a tornare per la quarta volta in America per un ciclo di conferenze sulla poesia.

“Un ciclo di conferenze, capisci? Nei maledetti Stati Uniti!”, gridò Caitlin con rabbia.

“Ma lo fa per te, per voi. Pagano bene. Vi servono soldi', le risposi, con una logica che non mi appartiene. “NO!- gridò esasperata- non lo fa per noi, lo fa per se stesso! Quell'ignobile narcisista vuole gli applausi dei teatri! Vuole ascoltare il suono della sua voce! Vuole affascinare la folla! La stessa folla che giudica idiota! Vuol portarsi a letto una donna diversa tutte le notti, e prima di tradirmi mi scriverà, piangendo di nostalgia! Questo, vuole quel bastardo!”

Il viso roseo infuocato, gli occhi azzurrissimi ridotti a due fessure, tremante di indignazione.

Non l'avevo mai vista così sconvolta.

Dylan, ho  un orrendo presagio.

Ho avuto un incubo stanotte. La tua figura nell'ombra di un pub del Greenwich Village.

Sul tuo tavolo, come in una scena surreale di Dalì, diciotto bicchieri di whiskey ormai vuoti si animavano, componendo a poco a poco il nome di tua moglie. Poi si infrangevono nell'aria, in mille frammenti. Il suono dei vetri rotti, l'urlo acuto di una sirena d'ambulanza, le voci allarmate in un pronto soccorso, e tu, sempre più pallido, con il respiro sempre più affannoso in un letto d'ospedale...

Dylan, non partire per l'America. Tu odi l'America, odi le sue luci, i suoi rumori d'inferno, la stessa aria, dell'America, quanto adori il Galles. Quanto adori Caitlin. Resta qui, con lei, la litigiosa, furibonda, vitale Caitlin; a scontrarti e incontrarti con lei in quella infinita lottta fatta di sbornie, reciproci adulteri, sesso e poesia. Terribile. Meravigliosa. Irrinunciabile.

Perchè senza di te lei non è più Caitlin, e senza Caitlin tu non sei Dylan.

Perchè nessuno al mondo interpreta meglio di voi le parole di Ovidio, “nec sine te, nec tecum vivere possum”.

E senza Caitlin, Dylan, non vivrai.

So che non verrò ascoltata, ma ugualmente provo a scriverti, perché il mondo non venga privato così presto del suo bardo incantatore, del più grande poeta del Galles; uno dei più alti della nostra storia.

 

 

Marina

 

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 Marina Rota. 

Giornalista, consulente artistica di festival e rassegne letterarie, organizza incontri letterari e presentazioni di libri e di mostre. Scrive per varie testate occupandosi d'arte e letteratura; e fra gli altri ha intervistato Carlo Fruttero, Guido Ceronetti, Dario Argento, Alberto Arbasino, Vittorio Sgarbi. Per il Centro Pannunzio ha organizzato convegni su Guido Gozzano, Elémire Zolla, Guido Ceronetti, Gabriele D'Annunzio. Ha pubblicato Il Sillabario, ed Gribaudo , con la prefazione di Vittorio Sgarbi e Amalia, se Voi foste uomo... con la prefazioni di Claudio Gorlier e Vittorio Sgarbi. E' in via di pubblicazione la biografia del professor Mauro Salizzoni, Un chirurgo tra bisturi e cronometro, con prefazione di Piero Bianucci. Per la sua attività ha ottenuto numerosi riconoscimenti, quali il primo premio di giornalismo Mario Soldati, il primo premio di saggistica Mario Pannunzio, il primo premio di poesia Guido Gozzano, il premio internazionale Città di Cattolica. 

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