QUELLA SERA RECUPERANDO DYLAN THOMAS
“Tu sei splendida e inutile”. Questo ho pensato, recuperando il mio Dylan Thomas, in quella nostra penultima notte senza un riverbero di nostalgia, per non parlare delle stelle.
Sì, “splendida”: quando, per dire, sorridevi appena e il tuo viso si illuminava di onde e cielo, di petali e fragola. “Inutile” come il tuo, il nostro fingere un futuro già avvolto nel passato,
in una pagina strappata di giornale senza una notizia di vita.
Camminavamo, barcollanti e smarriti, sulla corda tesa del nostro consumato tempo: ormai terra arida, bruciata, un vagolare in frammenti di lampi e folgore. Chissà dove eravamo quando la crepa si
è fatta voragine di memorie e passioni, chissà quando le ore, le nostre ore, si sono fermate e la nostra danza ubriaca sul fiume si è trasformata in un pallido riverbero di felicità, in una
sbiadita fotografia in fondo al cassetto.
Eppure, oggi, sono qui a ritrovare i nostri passi, a rimpiangere quel mattino di un caffè al bar del quartiere arabo, un mio “come stai?”, la tua emozione per un verso di Walt Whitman e io che ti
invitavo a leggere Tony Harrison. La poesia era per noi bastione, cammino di montagna, mare in tempesta, era il buio e il miele, pozzo profondo e nuvola buffa. Declamavi commossa “Labirinto’
della Szymborska. Amavi i poeti greci.
E, alla fine, ho finalmente capito.
Tu, “splendida”.
Io, “inutile”.
Darwin Pastorin
(“Tu sei splendida e inutile” da “Benché nel mio modo confuso”, Dylan Thomas, “Poesie inedite”, a cura di Ariodante Marianni, Einaudi, Torino 1980)
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Darwin Pastorin, italo-brasiliano, è giornalista professionista. È stato inviato speciale e vicedirettore di Tuttosport, direttore di Tele+ e Stream Tv, ai Nuovi Programmi
di SkY Sport, di La7 Sport e Quartarete Tv. Ha un blog su Huffington Post. Scrive libri mettendo insieme calcio e letteratura, memorie personali e memorie collettive.